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Io:- Certo che sposarsi e poi andare a puttane è un po’ come comperarsi la mercedes e andarci in collina!

Loro:- …

CALLISTO – NOIR (FULLSTEAM RECORDS)

È uscito qualche tempo fa, Noir, ultimo disco dei finlandesi Callisto, ma non importa, perchè questo disco è fottutamente bello. Perchè dagli Arctic Monkeys tutti si aspettano un super disco, ma da cinque sconosciuti di Helsinki nessuno si aspetta niente. Invece Noir è il disco perfetto quando si sta male e si vorrebbe che tutto finisse, ma anche quando si sta bene e si vorrebbe che qualcosa sbocciasse. È perfetto per andare in spiaggia, per stare incolonnati in macchina, per fare la spesa, per girare in bici per le stradine di campagna, per imboscarsi con la fidanzata di notte, per imboscarsi con la fidanzata di giorno, per fare headbanging, per fare gli scherzi alle vecchine al supermercato, per fumarsi una sigaretta sfogliando una rivista, per mandare affanculo qualcuno, per sognare paesaggi che qui ci scordiamo, per imprecare quando hai mal di denti, per i lunghi viaggi ma anche per i brevi spostamenti, per quando piove, per quando la mattina non si ha un cazzo di voglia di fare, per quando la sera non si ha sonno, per quando stai studiando, per i fans dei Neurosis e dei Sigur Ros, per i tipi estroversi e per quelli più timidi.

Voto: 9/10

LIARS – LIARS (MUTE)
E chi sono i Liars? Forse se lo sono chiesti anche loro stessi dopo aver riascoltato l’omonimo album. Già, perchè un ascoltatore medio (come il sottoscritto) dopo la prima canzone potrebbe credere di aver confuso i cd e che dentro la custodia dei Liars sia finito un disco di Iggy and the Stooges. Alla seconda traccia lo stesso dubbio. Però qui ci si potebbe confondere con zio Beck. Se la cosa normalmente mi indurrebbe ad estrarre il suddetto cd e ad usarlo come sottobicchiere in qualche serata estiva con gli amici, in questo caso devo far un’eccezione. Liars appare come un collage di influenze, dai già citati Iggy e Beck a gente come Radiohead e Mercury Rev. Canzoni che ricreano atmosfere crepuscolari ed oscure alle quali si alternano sfuriate rock’n roll del tipo cassa-dritta-e-pedalare. Già dopo la quinta canzone decido che mi piace. E non importa se con lo scorrere delle tracce si nota la tendenza a ritornare verso quei territori più punk-funk che tanta fortuna hanno regalato ai bugiardi. Non importa se dopo qualche ascolto ulteriore questo disco mi avrà stancato e finirà per fungere da portatovaglioli. Al momento ho deciso che mi piace!

Voto: 6,5/10

PINBACK – AUTUMN OF THE SERAPHS (TOUCH AND GO RECORDS)
Dopo tre dischi, due EP e un LP di grandissimo livello, che li hanno resi band di culto negli Stati Uniti e in parte anche qui in Europa, l’undici settembre uscirà Autum Of The Seraphs, ultima fatica del duo di San Diego. Non è un caso che i Pinback abbiano usato la parola “autunno” già nel titolo. Questo disco è infatti una colonna sonora ideale per guardare gli alberi colorarsi di mille tonalità e lasciar cadere le foglie a terra. Rispetto al precedente album, “Summer In Abbadon”, questo è un progetto molto più ampio, per la gamma di suoni e per la varietà dei pezzi, per le dinamiche e per la maturità di aver infilato undici potenziali devastanti singoli senza mai doversi abbassare a trucchetti da mainstream. Il tutto mescolato ad un’attitudine più tirata e un’abbadono di quella vena destrutturalista che aveva invaso la produzione dei due californiani fino a qui. Ecco, dopo questa piccola accozzaglia di cavolate dette nel vano tentativo, del recensore, di darsi un tono da “rive gauche” che non c’entra una mazza ma ci sta sempre, uscite di casa, prendete l’ombrello e il cappotto e andate a comperarvi il nuovo dei Pinback che merita!

Voto: 7,5/10

SMASHING PUMPKINS – ZEITGEIST (WARNER)
Mai e poi mai mi sarei immaginato così, nel duemilaesette. Un ventiquattrenne baldo e di belle speranze che si accinge a recensire il nuovo disco della band che più di ogni altra ha segnato la sua adolescenza. Con il cuore in mano appresi dell’ennesimo colpo di testa del nostro eroe pelato, che memore di antiche gesta, annunciò al mondo intero che gli Smashing Pumpkins sarebbero tornati. – Apposto – penso io, – chissà come mi sfotteranno ora i miei amici!-. Ed eccomi qui, a parlare di questo disco interamente registrato da Corgan e Chamberlin, che dal vivo vengono affiancati dall’omino Playmobil e da una strappona beccata in qualche localaccio di LA.
Non che mi aspettassi molto, sinceramente. Ma nessuno sentiva il bisogno di questo ritorno. A maggior ragione se ti fai produrre dal produttore dei Darkness e infarcisci il disco di assoli tamarri e riffoni à la Motley Crue. C’è pure qualcosa di buono, se lo si ascolta bene. Molte canzoni sono la sintesi dei primi Pumpkins con i ritornelli degli Zwan, il che non sarebbe una cattiva idea. Gli anni 90 son finiti da un pezzo, del resto. Ma non è tanto un discorso di qualità, quanto di principio.

Voto: 4,5/10

Prince Albert scrive:
non è sintomatico che mi chiami come un piercing per il cazzo?
Slave screams scrive:
beh, mica ti chiami prince
Slave screams scrive:
non sei prince, cioè
Prince Albert scrive:
lo potrei diventare acquistando un titolo nobiliare di Sealand
Prince Albert scrive:
così sarei Prince Albert, un piercing del cazzo
Slave screams scrive:
hahah

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